La vita ai tempi del Covid-19

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Cosa abbiamo imparato da questo periodo di convivenza con il nuovo coronavirus, il Covid-19 ?

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Tra qualche anno, quando ricorderemo questo momento di allerta sanitaria internazionale, forse saremo delle persone diverse, migliori, mature e responsabili; soprattutto saremo delle persone più sagge e altruiste. Anche oggi questi valori esistono, ma stavano evolvendo verso ciò che si può definire in termini semplicistici “togli ad uno per favorire l’altro”;così un giorno piange uno e un giorno tocca piangere ad un altro. In pratica, è ciò che sintetizza il proverbio: “Mal comune mezzo gaudio”.

I metodi per evitare il contagio, che ci ha proposto il Ministero della Salute, non sono delle nuove indicazioni, sono sempre esistite e sono state sempre consigliate come norme igieniche generali che si devono applicare, continuamente, in numerosi settori professionali. Nulla di nuovo quindi! Allora perché è così necessario ricordarle ancora? Perché l’igiene viene interpretata in un modo molto personale; la pratica igienica è radicata nella cultura familiare e popolare, nelle regole spicciole di pulizia della persona e degli ambienti che risalgono alle “regole di nonna papera” o al “manuale delle giovani marmotte”. 

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I batteri, i virus e tutti i microrganismi convivono con noi attimo per attimo, sia quelli “buoni” che ci aiutano nella nostra vita, sia quelli “cattivi” che ci fanno ammalare. L’essere umano è capace di giudicare, di spaventarsi, di difendersi solo per tutto ciò che può vedere con i suoi occhi ; se “non vedo non credo”, la new generation dei San Tommaso. Invece esiste la dimensione dell’invisibile che ci sorprende continuamente, una dimensione “aliena” che opera pro o contro la nostra salute. 

Non è difficile fermarsi ad osservare dei comportamenti igienici errati che, giovani e meno giovani, praticano ogni giorno e che favoriscono la diffusione di questi “microalieni”. 

Il più comune di questi atteggiamenti è quello di passarsi, in un gruppo di persone , la sigaretta. Altrettanto comune è passarsi la bottiglia di una bibita o il cibo con la stessa posata.

Molte volte resto inorridita davanti ad una di queste scene in cui vengono coinvolti neonati o bambini:

  • Assaggiare il latte dal biberon dove poi berrà il neonato;
  • Pulire il succhiotto, caduto per terra, passandolo in bocca alla mamma o al papà con la certezza che la saliva disinfetti;
  • Assaggiare la minestrina più volte per vedere se ha la temperatura giusta e poi somministrarla al bimbo con la stessa posata;
  • Pulire le macchie su viso e corpo del bimbo con la saliva;
  • Alitare su varie superfici per inumidirle e per poi toglierne le macchie, magari usando un fazzoletto usato o il bordo della maglietta;
  • Baciare le mani ai bambini che poi puntualmente metteranno in bocca;
  • Baciare sulle labbra il bambino pensando ” tanto sono il genitore!”;
  • Non usare la mascherina quando il genitore è ammalato, basta poco per proteggere il proprio figlio molto piccolo;
  • Far vivere il neonato, di pochi giorni, in un ambiente promiscuo;
  • Cambiare il pannolino e pulire il bambino  solo con le salviettine umidificate;
  • Cambiare il pannolino e non lavarsi le mani pensando “tanto è acqua benedetta”;
  • Anche solamente il pensare “tanto si deve abituare, prima lo fa e meglio è” può essere dannoso alla salute.

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Passiamo agli adulti. Orribili sono questi comportamenti:

  • Non lavarsi le mani dopo essere stati in bagno o lavarsi frettolosamente senza sapone. L’uso dei gel disinfettanti per le mani deve essere solo temporaneo; ricordate che le mani si poggiano su tutto e quindi, appena possibile, vanno lavate. Il lavaggio va fatto in modo accurato con sapone disinfettante, per tre volte, sotto acqua calda, fino ai gomiti e tra le dita. Chi ha anelli e unghia lunghe dovrebbe provvedere a rimuoverle perché è difficile igienizzarle correttamente.
  • Mettere  le mani tra i capelli, nel naso, sugli occhi sono fonti di contagio, se una persona alberga un’infezione. Basti pensare che virus e batteri usano i nostri secreti organici per diffondersi (saliva, starnuti, lacrime, feci, urine, sangue). Una pratica frequente è anche quella di leccarsi le dita per sfogliare i giornali ; altra fonte di possibile contagio.
  • Non lavare correttamente frutta e verdura può farci ammalare. La soluzione disinfettante per alimenti non è sufficiente a fermare le infezioni perché la diluizione consigliata deve anche evitare di intossicarsi o avvelenarsi. Esiste,in batteriologia, il concetto della “carica batterica”. Cosa significa? I batteri sono pericolosi se sono tanti, ma se sono pochi possono essere naturalmente battuti dal nostro sistema immunitario naturale. Se questi batteri sono tanti possono causare un’infezione e quindi una malattia. Ricordo che le soluzioni disinfettanti per alimenti sono soluzioni con una bassa percentuale di cloro e, per alcuni microrganismi, non è sufficiente a fermarli. Quindi, è importante usare il disinfettante per gli alimenti ma, soprattutto, è necessario lavare molte volte il prodotto vegetale in modo da ridurre (diluire) la carica batterica. Lavare poche volte un vegetale solo perché c’è il disinfettante nell’acqua spesso non basta, specialmente per alcuni tipi di batteri come , per esempio, la salmonella.
  • Condividere spazi e oggetti con altri (palestre, spogliatoi, posti di lavoro, mezzi pubblici, ecc.) può essere fonte di contagio, quindi no allo scambio di: bottiglie, posate, asciugamani, indumenti, sigarette, bicchieri, sanitari non lavati ad ogni utilizzo, attrezzature di uso collettivo.
  • Non gettare i fazzoletti monouso e conservarli in tasca, in borsa o nel polsino della manica può essere un’ottima fonte di contagio. Ricordate che si chiamano monouso proprio perché vanno usati una sola volta.
  • Baci, abbracci e strette di mano sono manifestazioni di affetto e di accoglienza meravigliosi. Ma, quando sei ammalato o sospetti di esserlo, se vuoi davvero bene alla persona che incontri, non lo abbracciare, baciare e non stringergli la mano. In questo caso non sarai uno scostumato.

Come potete vedere, tutte queste regole, valevano da sempre per altri tipi di prevenzione. Oggi, nell’epoca del Covid-19, sono da ricordare e da rispettare per aiutare i sanitari a isolarlo. Grazie a tutti i sanitari e ai ricercatori per tutto il loro impegno e il loro coraggio. Oggi, più che mai, la gente si è resa conto di quanto siete importanti. Davanti alla malattia tutti, indistintamente, ci sentiamo impauriti e indifesi e dobbiamo imparare che è fondamentale collaborare con voi. 

Una considerazione che mi è venuta spontanea in questi giorni è rivolta anche all’aspetto economico che sta mettendo in ginocchio le attività lavorative, in ogni settore. Questa situazione ci deve far capire molte cose in merito al bisogno di apertura economica con l’estero, ma anche del bisogno di bastare a se stessi in caso di calamità naturali o sanitarie.

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Deve far capire, a chi ci coordina politicamente ed economicamente, che:

  • le strutture sanitarie non sono mai abbastanza;
  • serve sostenere la ricerca ed bisogna evitare la fuga di cervelli;
  • serve aumentare l’informazione e la cultura per permettere di essere sempre pronti a superare le difficoltà;
  • servono le aziende autoctone che possano procurare ogni fonte di sostentamento nei casi in cui il mondo ci chiude le porte in faccia;
  • servono gli artigiani in ogni settore, sono coloro che sono capaci di creare dal nulla ciò che manca;
  • serve proteggere il turismo e con esso la rivalutazione di tutto il patrimonio culturale che in Italia è presente dal nord al sud;
  • servono giovani imprenditori che diano posti di lavoro quando la società cambia rotta;
  • servono medici che non devono essere selezionati da un test insignificanti, bensì selezionati per la loro fervida motivazione alla professione. 

Insomma, quando ci chiederanno “Com’era la vita all’epoca del Covid-19?” noi potremo rispondere: “Abbiamo avuto paura! Ma la paura ha fruttificato ed oggi siamo migliori! Abbiamo imparato a rispettarci, a sostenerci, a non fregare il prossimo così spudoratamente, ad essere autonomi e cooperativi nello stesso tempo, ad essere colti, ad essere maturi e responsabili e, soprattutto, abbiamo capito che il male che vogliamo agli altri ricade su noi stessi. Abbiamo imparato che le guerre non si fanno solo tra i popoli, ma anche con dei piccoli alieni microscopici che ci circondano e ci annientano. Abbiamo imparato che, anche se viviamo divisi per nazioni, l’ecosistema è uno solo e dobbiamo rispettarlo. Che la natura è più forte delle nostre cattiverie, della nostra avidità di potere, del nostro egoismo. Abbiamo imparato che la conoscenza non ci deve far paura anzi, ci deve rende interconnessi ad un sistema in cui ognuno è importante. Abbiamo imparato che l’invisibile supera ogni barriera, ogni odio, ogni contrasto. Abbiamo imparato che quando ci sono problemi seri si resta sempre da soli a risolverli, quindi, in certi casi, bisogna bastare a noi stessi e per questo dobbiamo dare valore al proprio territorio per tutte le sue risorse!”

Talvolta la regola del bicchiere mezzo pieno ci aiuta a riflettere.

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Angela Astone

Angela Astone

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