Certe volte basta uno zaino in spalla e una chitarra stonata per costruirsi un mondo.
“Backpackers” nasce così: dalla voglia di evadere, di stare insieme, di raccontare le cose come sono. È il primo album dei Barkee Bay, disponibile dal 30 maggio per Undamento/Planeta, e si porta dietro tutta la vita vissuta prima del primo disco.
Quelle notti in tenda in mezzo alle Dolomiti, il viaggio on the road lungo la costa australiana, i rave improvvisati in un garage a Brescia, gli abbracci di fine concerto. Ogni pezzo è un frammento di quel caos organizzato che è la loro realtà: fatta di legami, dubbi, scoppi, distanze, corse e ritorni.
La libertà qui è costruita a mani nude, giorno per giorno, spesso con pochi mezzi e tanta fame. È la libertà di sbagliare, di perdersi un po’, di fuggire dalla città senza dover giustificare niente.
“Backpackers” è letteralmente fatto in viaggio. Ogni brano porta addosso la polvere di un sentiero, il fango di un campeggio, il silenzio di una radura e il rumore di una città che non dorme mai.
Il filo conduttore è l’attitudine DIY: fare le cose da soli, senza filtri né piani di riserva.
Musicalmente il disco si muove tra surf rock, elettronica, punk e memorie hip hop, sempre con una scrittura sincera, di flashback adolescenziali, amori non etichettabili, storie lasciate a metà e quella continua tensione tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo diventati.
C’è chi si rifugia nei club, chi sogna un amore che esiste solo al parco sotto una coperta, chi aspetta il weekend per respirare e chi si perde dentro un bilocale pieno di gente che ha solo voglia di restare sveglia. E poi ci sono loro, i ragazzi della baia, che in mezzo a tutto questo hanno deciso di lasciare una traccia, anche solo per dire: ci siamo stati, anche noi. “Backpackers” non ha l’ambizione di spiegare la vita. Ma sa come si sta quando la vivi davvero.