Dietro le quinte di ‘White Gloves’ – Un’intervista esclusiva con i Bad Blues Quartet

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I BAD BLUES QUARTET ci raccontano, in esclusiva, il loro nuovo album: “WHITE GLOVES”.

Che coinvolgimento avete avuto nel processo di produzione di “White Gloves”, considerando il vostro lavoro con Mike Zito e altri ospiti speciali?

È stata un’esperienza molto stimolante. Noi avevamo le idee abbastanza chiare e Mike ha capito subito come svilupparle, modellandole e trovando soluzioni efficaci. Gli ospiti sono tutti grandissimi musicisti e cari amici. Ognuno di loro ha partecipato con grande entusiasmo e sono stati momenti di grande condivisione.

 Qual è stata la vostra principale fonte di ispirazione per le tematiche e i suoni affrontati in questo album? C’è un particolare brano che sentite rappresenti al meglio la direzione artistica dei Bad Blues Quartet in questo momento?

Dire che esiste una fonte di ispirazione principale in “White Gloves” sarerebbe una bugia. Sicuramente è indubbio che sia un disco nato poco prima del COVID e che si è sviluppato nei due anni successivi, quindi è stato un lavoro di rinascita e di sfogo per tutti noi. Non esiste un brano più rappresentativo di altri perchè sono brani diversissimi tra loro e composti a volte dagli uni a volte dagli altri, quindi raccontano un po’ di ognuno di noi quattro.

Potete raccontarci di più sull’evoluzione del vostro sound nel corso degli anni e su come avete lavorato per trovare un equilibrio tra le vostre diverse influenze musicali?

Il sound dei Bad Blues è sempre stato abbastanza contaminato e devo dire anche allegro. Non semrpe è facile definirci in un solo genere musicale, ma credo che questo sia uno degli aspetti più  piacevoli della nostra musica. Ognuno di noi viene da ascolti e ha gusti diversi, è molto divertente mischierli tra loro e dare vita al nostro stile!

Come pensate che “White Gloves” si distingua dai vostri lavori precedenti e quali sono le vostre aspettative per il futuro della band dopo il lancio di questo album?

Dei dischi precedenti questo è sicuramente il lavoro che si avvicina maggiormente alla tradizione  propriamente blues e propriamente americana. Rimane sempre il nostro tipico sound rock/funk dal quale non credo ci allontaneremo mai perchè è la nostra vera natura e ci piace tanto. Ma stavolta abbiamo anche cercato di avvicinarci maggiormente alle origini, ricordare da quali ascolti abbiamo cominciato. Speriamo davvero di suonarlo live il più possibile anche fuori dall’Italia.

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