RENATO ZERO a CHE TEMPO CHE FA 

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L’intervista di Renato Zero a “Che Tempo che Fa”

Sull’emozione da palco: “Come la prima volta… Vorrei farvi notare le gambe come tremano… Perdere l’emozione per un artista significa che forse è arrivato il momento di lasciare il palcoscenico, ma finché ste gambe tremano, io resto qui!

Sulla vita“Penso che sia una magia che si rinnova quotidianamente ma in forme e movimenti diversi, e formidabile è anche come la accogliamo. A volte magari ci troviamo in difficoltà con i rapporti personali, con il mondo, e diamo sempre alla vita questa responsabilità di aver deciso lei di farci soffrire, di penalizzarci con certe mancanze o con certi risvolti che evidentemente ci procurano malessere e una certa apprensione per il futuro. Io dico che la bellezza della vita sta proprio nel fatto che non è mai uguale e questo raccomando a tutti di prenderlo in considerazione. Ci mette alla prova, delle volte tende a stimolare le nostre meraviglie, le nostre sorprese e anche il nostro disappunto quando evidentemente il nostro esercizio di servirla non è sempre impeccabile. Invece di dare la colpa a sta povera vita: hanno inventato lo specchio, che è una roba formidabile! Solo davanti allo specchio possiamo permetterci il lusso finalmente di dire la verità.”

Sul bullismo: “C’è stato un periodo che avevo paura ad uscire di casa. Se fossi arrivato alla fermata dell’autobus 93 incolume, avrei vinto una guerra. Mi scoraggia il fatto che malgrado i tempi siano maturi, siano cambiati, il bullismo e queste forme stronze e crudeli di certuni hanno ancora campo libero e ancora vengono praticate. Da un altro canto, questo confronto con la gente io l’ho vinto semplicemente affrontando l’inquisitore: tornavo indietro e gli chiedevo ‘ma t’ho fatto qualcosa di male? Che cosa può averti indotto ad avercela con me, solo per il fatto che magari non mi vesto come te?’. Questo atteggiamento mio li metteva talmente in difficoltà tra di loro che se ne andavano. Piano piano si era sparsa la voce che avevo coraggio e in quei frangenti, e in quella popolazione, avere coraggio per loro era destabilizzante ‘questo ce tana’”.

Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

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