Il metabolismo energetico durante l’esercizio fisico

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L’obesità  si genera quando coesistono un esagerato introito calorico  e un basso consumo energetico, senza escludere i fattori di natura genetica. Ma quale sarà il vero esercizio fisico che procura un dispendio energetico ottimale?

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Premesso che in ognuno di noi c’è una costante influenza genetica di base che ci rende unici ed irripetibili, durante qualunque esercizio fisico il consumo energetico individuale cambia in base al tipo di esercizio e alla sua durata. Inoltre, incide enormemente anche la frequenza dell’esercizio nella stessa giornata e nella settimana. Basti pensare a quanta gente va in palestra o va a correre per 1-2 ore 2-3 volte a settimana e poi il resto del tempo lo trascorre in ufficio seduto per ore oppure stravaccato comodamente su un divano a guardare la TV o a giocare ai videogiochi rosicchiando patatine, pop corn, biscotti, ecc.

Durante un esercizio fisico sono coinvolti sia processi biochimici di tipo aerobio, sia di tipo anaerobio. Il processo aerobio richiede un maggiore consumo di ossigeno da parte dei tessuti, per questo si ottiene un’ossidazione completa delle scorte energetiche con la produzione di anidride carbonica e acqua e sviluppo di calore ed energia. Il processo anaerobio è più breve perché l’ossidazione dei substrati energetici si interrompe prima della loro ossidazione completa; si ottiene, così, una minore produzione di energia, un minore consumo di ossigeno e la produzione di metaboliti intermedi come l’acido lattico che provoca dolore muscolare e minore resa dell’attività dell’atleta in questione.

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L’energia sviluppata dallo sforzo fisico viene liberata in parte sotto forma di calore, che viene disperso per mantenere costante la temperatura corporea, in parte produce un aumento della circolazione sanguigna e un incremento della gittata cardiaca. Tutti questi processi fisiologici concorrono alla fase conclusiva, ossia condurre il calore in eccesso dai muscoli in attività alla superficie cutanea in modo da consentire la dispersione termica producendo fenomeni come la vasodilatazione periferica e il sudore.

Il consumo massimo di ossigeno è, in sostanza, la massima quantità di ossigeno corrispondente alla massima quantità di energia utilizzabile nello sforzo; tale livello viene raggiunto circa dopo tre minuti di qualsiasi lavoro pesante. Dopo questo tempo l’organismo non è più in grado di aumentare la produzione di energia per via aerobia: per questo, al fine di sopperire alle maggiori richieste energetiche, si instaura la fase del metabolismo anaerobio, che consente di mantenere elevata la spesa energetica. Un esercizio fisico bilanciato permette di assecondare questo cambiamento in modo equilibrato. Eccedere per sopperire agli errori che commettiamo è sempre controproducente.

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L’organismo umano, rispetto ad altri animali, riesce ad adattarsi ottimamente alle differenti condizioni ambientali ed energetiche. La carenza o l’eccesso di cibo vengono ben tollerate per brevi periodi. Per questo motivo, in condizioni particolari come carestie o malattie, il fabbisogno calorico giornaliero tende ad assestarsi fino a livelli molto bassi in modo da ridurre la spesa energetica e sfruttando al massimo l’ingresso calorico. Inoltre, anche un approccio dietologico all’aumento del peso corporeo lieve o esagerato non può limitarsi solo all’introito calorico complessivo per motivi fisiologici, genetici, ormonali ed anche perché innescherebbe nel paziente un circolo vizioso metabolico che penalizzerebbe il suo stato di salute generale. Allo stesso modo non si può sfruttare l’effetto velocizzante di alcuni  alimenti, ossia aumentare l’introito di proteine; infatti, se l’introito alimentare non risulta bilanciato per tutti i nutrienti, si rischia di indurre uno spostamento principalmente verso il metabolismo proteico fino alla comparsa della chetosi con conseguenze pericolose per l’organismo. Ogni individuo deve affrontare l’approccio dietetico in modo adeguato ad una serie di fattori che lo contraddistinguono e non deve avere fretta di vedere i risultati; questi ci saranno solo usando la pazienza, la determinazione e la perseveranza nel seguire il proprio percorso dietologico personalizzato.

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L’esercizio fisico aiuta moltissimo a ridurre il sovrappeso e l’obesità se fatto con regolarità quotidiana, perché aumenta il dispendio di energia e migliora l’utilizzazione muscolare dei carboidrati per induzione degli enzimi glicolitici. Il soggetto obeso presenta un’alterazione quantitativa e qualitativa del tessuto muscolare perché possiede una minore percentuale di fibre muscolari lente (con capacità ossidativa e sensibilità all’insulina alta). L’esercizio fisico favorisce, in questo caso, la trasformazione delle fibre glicolitiche in fibre con metabolismo sia glicolitico che ossidativo. Inoltre, l’esercizio fisico induce anche una riduzione del tessuto adiposo addominale che si associa ad un maggiore rischio cardiovascolare, respiratorio e ad alterazioni endocrino-metaboliche.

E’ necessario fissare bene un concetto importante: “per attività fisica non si intende trascorrere solamente molte ore in palestra, ma fare riferimento a qualunque attività fisica abbastanza impegnativa che si svolga in tutto l’arco della giornata”. In altri termini, fatevi aiutare meno in casa e fate più da soli per tutto ciò che comporta il movimento (caricare e scaricare la spesa, fare le grandi pulizie, camminare, salire le scale , munirsi di cyclette o tapis roulant) … Fate tutto questo movimento in modo costante, sereno, senza stress e qualora vi assale la stanchezza, fate un riposino e ricaricate le cellule di energia.

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Angela Astone

Angela Astone

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