Pediatri e psicologi collaborano insieme nel sostenere le famiglie dei bambini affetti da autismo (DSA)

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Il DSA si caratterizza per una compromissione del comportamento, della comunicazione e dell’interazione sociale.

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Da convegni medici e articoli del prof. Biondi docente, fra l’altro, di Psicologia pediatrica, traiamo alcune considerazioni in merito ai disturbi dello spettro autistico (DSA) di cui egli è il massimo esperto.

I primi segnali compaiono precocemente tra i 13 e i 24 mesi. I genitori, infatti, si accorgono di uno sviluppo “diverso” come le scarse capacità sociali e comunicative che causano nelle mamme una iniziale perplessità e preoccupazione ed uno stato di agitazione emotiva  che loro manifestano al pediatra. I genitori si accorgono di un “qualcosa che non va nello sviluppo del figlio” e si rivolgono al pediatra che diventa così il primo interlocutore affidabile per poter uscire da un confuso sistema di consigli e dubbi. Il pediatra, pertanto, si trova a mediare in una relazione carica di una forte emotività che può determinare nei genitori uno sconvolgimento emotivo e una resistenza-paura ad indirizzarsi verso una consulenza specialistica come lo psicologo pediatra.

È quindi importante il contributo che il pediatra può dare di fronte allo “choc” dei genitori di fronte al verdetto diagnostico di DSA del proprio figlio, quale potrebbe essere ad esempio, gestire la percezione dei genitori verso una diagnosi comunicata dallo specialista con distacco, frettolosamente, con una scarsa empatia, il che può aumentare il loro senso di solitudine, di impotenza e di insicurezza influendo molto sul loro benessere e su quello del loro nucleo familiare.

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Pertanto, il pediatra deve rendere possibile uno specifico sostegno psicologico per affrontare il turbamento emotivo  conseguente alla diagnosi di DSA. L’attivazione di tale supporto consente, infatti, ai genitori di non sentirsi soli nella ricerca di un loro equilibrio in una situazione complessa ai fini di impedire al DSA di invadere lo spazio relazionale, affettivo e personale. Il supporto psicologico deve esprimersi in un intervento precoce e continuato nel tempo, in modo da consentire un rapporto di reciproca fiducia che aiuta a superare paure, ansie ed angosce.

Il sostegno psicologico deve rivolgersi oltre al bambino, anche all’intera famiglia del paziente ed, inoltre, lo psicologo deve interfacciarsi e confrontarsi continuamente con i colleghi in una visione interdisciplinare, in modo da favorire una circolarità delle informazioni e da rendere così globale l’intervento. Il supporto psicologico oltre a ridurre lo stress dei genitori e della famiglia, riduce anche la tendenza della famiglia ad isolarsi per i comportamenti del figlio, a volte socialmente poco accettati.

Quindi, concludendo, la collaborazione tra psicologi e pediatri consente sicuramente di realizzare un programma di sostegno in grado di rassicurare i genitori con un figlio affetto da DSA, permettendo così al pediatra di approfondire la sua competenza nell’approccio psicologico ed allo psicologo di avere delle informazioni necessarie per aiutare i genitori nel loro difficile percorso di cure del figlio con DSA.

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Luigi Gallo

Luigi Gallo

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