Croce & Speranza

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16 anni fa, esattamente il 2 di aprile del 2005, che in questo periodo pasquale è caduto di Venerdì Santo, ci lasciava Karol Józef Wojtyla all’età di 84 anni, polacco, 264º Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma, eletto col nome di “Giovanni Paolo II” il 16 ottobre 1978, proclamato beato il 1° maggio 2011 dal suo immediato successore (cosa che non accadeva da circa un millennio) Benedetto XVI, e festeggiato nel giorno del suo insediamento il 22 ottobre. Proclamato Santo dall’attuale Papa Francesco il 27 aprile 2014.

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Uno dei Papi più amati. Un uomo che con la sua Fede, la sua caparbietà, la sua intelligenza e la sua modestia ha coinvolto tutto il mondo nella Fede a Dio. Ma più di ogni cosa, Karol Wojtyla era il Carisma che muove e commuove le folle. Un Carisma donatogli direttamente da Dio su questa terra e, sempre per chi è credente, a Dio è tornato non senza lasciare un solco profondo nella Fede di chi lo ha amato.

Un uomo che ha portato sempre con sé la croce. A vent’anni, dopo la morte della madre, dell’amatissimo fratello e del padre rimase solo al mondo. Visse la tragedia e gli orrori della guerra. Subì innumerevoli ricoveri ospedalieri. Subì persino un attentato. Ma è sempre stato in prima linea accanto a chi soffre e ha bisogno di conforto. Proprio giovedì Papa Francesco nella sua Omelia ha sottolineato quanto l’annuncio del Vangelo sia imprescindibile dalla sofferenza della croce. Quella croce che senza fede e pazienza ha un peso insostenibile. Un peso che con essa diventa sopportabile. Questo ci ha trasmesso, tra gli innumerevoli insegnamenti, Papa Wojtyla. Primo Papa non italiano dopo 455 anni.

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Un grande, straordinario Papa che con umiltà e delicatezza, nel suo italiano incerto, si rivolse a noi, appena eletto, con la celebre frase ” se sbaglio mi corriggerete! ” facendo commuovere ed esultare tutta l’Italia cattolica.

Facciamo tesoro dei suoi insegnamenti. Impariamo, come Papa Wojtyla a portare la nostra croce in questo triste e delicatissimo momento dell’umanità e anche a prescindere da questo. Sposiamo le sue parole “La croce della povertà, la croce della fame, la croce di ogni altra sofferenza possono essere trasformate, perché la Croce di Cristo è divenuta una Luce nel nostro mondo. Essa è una luce di speranza e di salvezza. Essa dà significato a tutte le sofferenze umane.“

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