Il Covid e la pandemia al Cinema

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“I film sono lo specchio della realtà” è una delle affermazioni più abusate della storia, e mai come adesso questa riflessione diventa più evidente ed esplicita. Da quando i Lumière, con il cinematografo, diedero vita alla Settima Arte, quest’ultima si è fatta alfiere dei grandi eventi storici del ‘900 e del secolo attuale, divulgandoli con occhi e approcci diversi a seconda di chi manipola la materia. Catastrofi naturali e due guerre mondiali non hanno mai ostacolato la libertà d’espressione del Cinema che oggi, con la pandemia di Covid, si ritrova per la prima volta a utilizzare delle vie collaterali per poter dire la sua. Tuttavia, nei suoi pochi momenti di libertà, il Cinema trova sempre il momento opportuno per parlare del presente, sempre a modo suo. Ecco la breve storia (fino ad ora) dei film sulla pandemia!

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Il SARS-CoV-2 è partito in sordina, per poi diffondersi a velocità smisurata fra gennaio e febbraio 2020. A marzo il mondo comincia a chiudersi, i Paesi a isolarsi e il Cinema, per la prima volta nella storia, è costretto a una pausa forzata. 

Come il Covid, il Cinema è costretto a diventare subdolo. Per potersi esprimere deve utilizzare le scorciatoie della televisione e dello streaming. Con lo stop delle produzioni si è trovato a rispolverare il suo passato, proponendolo a un pubblico che non lo ha mai conosciuto. 

Contagion“, pellicola deprimente e iellata uscita in sordina nel 2011, diventa improvvisamente il film del momento: un vero e proprio oracolo in grado di anticipare l’assalto ai supermercati, la prigionia della quarantena, le fake news, le cure “che funzionano ma che ci vogliono nascondere”; con la differenza che la popolazione mondiale è molto più cosciente del pericolo del virus rispetto a molta gente nella vita reale di oggi, che si scoccia persino ad indossare una mascherina.

E mentre il Cinema si industriava ad intrattenere al meglio i suoi affezionati, le persone che lo aiutano a crescere non si sono mai fermate e, nonostante il blocco, hanno continuato a creare, ispirandosi agli eventi e alle contraddizioni della realtà del momento, diventata una inesauribile fucina di episodi tragici e buffi, raccontati e rielaborati secondo le differenti personalità degli autori. 

Durante la quarantena, Gabriele Salvatores ha invitato il popolo italiano a inviargli delle video-testimonianze di vita quotidiana durante il lungo lockdown. E’ nato così “Fuori era primavera – Viaggio nell’Italia del lockdown“, un documentario “creato” dagli italiani e presentato alla Festa del Cinema di Roma il 25 ottobre 2020. 

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Il 4 maggio, l’Italia riapre, il popolo riassapora la libertà di muoversi, di incontrare nuovamente i propri amici e i propri cari. Anche le sale cinematografiche aprono di nuovo i battenti e, con loro, i successi cinematografici post-natalizi. A fine agosto arriva al cinema uno dei film più attesi dell’anno: “Tenet“, diventato effettivamente l’unico film rilevante a livello mondiale di tutto il 2020.

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Mentre il Cinema comincia gradualmente a ritrovare la parola, i set cinematografici ripartono in tutto il mondo, tra mascherine, test sierologici, tamponi e presidi di ogni genere. 

E mentre si riprendono missioni impossibili interrotte e si comincia a preparare un improbabile natale nello spazio, in una Roma estiva si gira il primo film sulla pandemia: una commedia di costume che affronta il lockdown dal punto di vista di due coppie in procinto di divorzio. Stiamo parlando di “Lockdown all’Italiana“, uscito nei cinema italiani il 15 ottobre 2020. Il film di Enrico Vanzina è il primo film sulla pandemia girato dopo la quarantena ad uscire in sala. Il debutto di questo film è accompagnato dalle polemiche: può una commedia raccontare una tragedia di questo genere? … Le commedie belliche del secondo dopoguerra e i video umoristici virali sul web durante la quarantena fanno intuire in modo esplicito l’ovvia risposta.

 

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Ma il Covid non si ferma e prende sempre più forza. In Italia il picco di contagi giornalieri raggiunto il 21 marzo 2020 (6.557) viene ampiamente superato a ottobre, in poche settimane con una crescita esponenziale che raggiunge gli oltre 30 mila contagi giornalieri. I tre DPCM che si susseguono senza sosta durante il terz’ultimo mese dell’anno decretano nuovamente la chiusura delle sale cinematografiche a partire da lunedì 26 ottobre 2020. 

“Lockdown all’Italiana” è riuscito a sopravvivere per dieci giorni, mentre “Fuori era primavera” di Salvatores (che doveva uscire in sala proprio il 26 ottobre) al cinema non è mai arrivato.

Anche nel resto del mondo il Cinema è sempre più in crisi, e molti film sono costretti ad uscire direttamente on demand per evitare di essere sommersi dalla concorrenza in quella che dovrebbe essere una effettiva ripartenza futura. Le pellicole che fanno parte della resistenza, invece, preferiscono essere rimandate al prossimo anno, confidando di mantenere il loro appeal verso un pubblico ormai stanco.

Ma il Cinema e i suoi autori non si fermano, e vogliono continuare a parlare della pandemia in ogni modo possibile. In Italia, al momento, il Cinema si è affidati alla commedia e al documentario collettivo. Negli USA, invece, ci pensa Michael Bay (“6 Underground“), produttore di un film di Adam Mason intitolato “Songbird”.

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“Songbird” è il primo film americano sulla pandemia, girato a Los Angeles dopo l’arrivo del Covid-19. Ambientato in un 2022 non più così utopistico, questo thriller mostra un mondo collassato dal virus Covid-23, che ha costretto gli Stati Uniti e il mondo intero a quattro anni i lockdown. La democrazia è ormai un lontano ricordo, le persone non hanno più una casa e sono costretti a vivere nelle Q-Zones, campi di quarantena controllati da vigilantes senza scrupoli che applicano regolarmente la legge marziale. In questo mondo dispotico un manipolo di coraggiosi cittadini tenta di opporsi al dispotismo dei potenti attraverso una strenua resistenza. Fra questi vi è Nico (KJ Apa), un coraggioso corriere immune al virus che vede nella sua amata Sara (Sofia Carson) l’unico lume di speranza in questa terribile vita. I due sono separati fisicamente dalla quarantena alla quale lei è costretta, e quando Sofia è sospettata di essere contagiata, Nico corre per le strade desolate di Los Angeles alla ricerca dell’unica cosa che può salvarla dalla quarantena e dalla morte. 

 

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Questa rivisitazione di “Giulietta e Romeo” uscirà nelle sale possibilmente nel 2021 e sembra in parte una provocazione e in parte una speranza per il Cinema di ripartire e far parlare di sé. Con “Songbird” ritorna il quesito già posto con “Lockdown all’Italiana”: è possibile raccontare una tragedia come questa con film disimpegnati?

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Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

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