Un interessante dibattito online disponibile sul canale Youtube di “BadTaste.it”, che vede confrontarsi 14 importanti sceneggiatori del Cinema e della Televisione italiana su cosa e come raccontare il mondo del COVID-19.
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L’esperienza del COVID-19 e della conseguente quarantena ha investito tutti gli ambiti della nostra società, e fra questi il mondo del Cinema e della Televisione, penalizzato sul fronte dei grandi incassi e che sta sopravvivendo grazie allo streaming. Davanti al problemi presenti del nostro Cinema, però, il mondo intellettuale che all’interno ci lavora si sta già interrogando sul post quarantena, chiedendosi cosa e come può raccontare il mondo che ci circonda.
Un dibattito importante è stato quello svoltosi sul canale Youtube di “BadTaste.it”, dove gli sceneggiatori Nicola Guaglianone (Lo Chiamavano Jeeg Robot, L’ora legale) e Stefano Sardo (1992, 1993, 1994) hanno organizzato un panel dal titolo “Sceneggiatori Live!”, nel quale sono intervenuti Francesco Bruni (Scialla, Tutta la vita davanti), Menotti (Lo chiamavano Jeeg Robot), Eleonora Trucchi (Baby), Barbara Petronio (ACAB), Stefano Bises (Il Miracolo, The New Pope), Luigi Di Capua (Smetto Quando Voglio: Masterclass), Isabella Aguilar (Baby, Dieci Inverni), Filippo Bologna (Perfetti Sconosciuti), Fabio Bonifacci (…e allora Mambo!, Lezioni di cioccolata, Metti la nonna in Freezer), Filippo Gravino (Fiore, Il Primo Re), Francesca Marciano (Euforia, Il miracolo) e Davide Lantieri (I delitti del BarLume, Lasciati Andare).
Dalla discussione è emersa una situazione narrativa “in bilico”, che ha visto invecchiare velocemente molti progetti in fase di scrittura ma che, allo stesso tempo, ha visto nascere nuovi spunti narrativi presi dall’attualità. Ma come raccontare il mondo del COVID-19? La gente ha veramente voglia di rivivere sullo schermo questa esperienza straniante? Si può raccontare con il sorriso? Potremo ancora raccontare le stesse storie con la leggerezza che solo pochi mesi fa era la nostra carta vincente? Queste e altre domande sono state affrontate in questo interessantissimo panel che ha visto confrontarsi alcuni dei più importanti sceneggiatori del cinema italiano contemporaneo.
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Fabio Bonifacci ha definito il COVID-19 come “l’arrivo della realtà su un mondo eternamente adolescente, che in pochi mesi ha visto crollare tutte le sue sicurezze, rendendoci tutti più fragili”. Sensazioni che potrebbero ancora essere rappresentate con il sorriso, attraverso fantastici film comici dotati di una visione divertita e leggera ma meno orientata alla gag e sempre con una certa serietà.
La vita in quarantena, le risposte dell’attuale classe politica all’evento pandemico, la storia di Giuseppe Conte (da professore universitario a premier durante uno degli eventi storici più delicati dell’intero pianeta): tutto può diventare il soggetto di una storia, nella quale focalizzare l’attenzione sui personaggi, le loro reazioni e le loro interazioni. La parola d’ordine, però, sarà una sola: “aspettare”. Catturare l’attenzione di un pubblico esausto su un film che parla del COVID-19 richiederà agli sceneggiatori uno sforzo di interiorizzazione di questo momento che richiederà dei tempi di attesa che vanno oltre gli istant movie, e che forse darà ancora meglio i suoi frutti con gli autori delle prossime generazioni.
Un’ottima soluzione, condivisa da tutti gli sceneggiatori presenti al dibattito, è quella di non raccontare il COVID-19, ma di prendere quei temi e quelle emozioni che oggi stiamo vivendo per trasferirle in altre storie, dando linfa non solo alla commedia ma anche al cinema di genere.
Se il lockdown è un ottimo espediente narrativo per raccontare i conflitti tra i personaggi all’interno di un unico ambiente, anche ignorare il COVID-19 è un ottima soluzione narrativa per il futuro. Come ha detto molto bene Luigi Di Capua, vedere sullo schermo due persone che si abbracciano o si baciano, concerti, vicende estive sarebbe una grande risposta psicologica per lo spettatore, che attraverso queste storie possono vivere ci che non possono fare nella vita reale.
Tante sono le strade e tanti gli interrogativi su ognuna di esse. Ma tutti gli sceneggiatori sono stati d’accordo su un punto molto importanti: non bisogna censurarsi. L’importante è applicare la propria visione del mondo e raccontare ciò che si vuole, creando storie universali che possano sempre emozionarci. Perché, come ha detto Menotti: “Se una storia funziona, sarà un cult indipendentemente dal COVID-19“.
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