Intervista a “La Tempesta Gentile”

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La band “La tempesta gentile”, nata nel 2021, si propone con un‘essenziale formula a duo, con l’idea di dare una propria rilettura personale del genere chitarristicamente stratificato per eccellenza, lo shoegaze, con i soli utilizzi del basso, supportato dall’effettistica, e della batteria, affiancata da uno strumento denso di risonanze e riverberi come l’handpan. Il nuovo singolo de La Tempesta Gentile,“Senza Nome (Sole)” pubblicato da, è già disponibile sulle piattaforme digitali dal 6 marzo.

Qual è stata l’ispirazione principale dietro la creazione di “Senza Nome (Sole)” e come avete
tradotto questa ispirazione nella composizione musicale e nei testi?

Il brano è nato allo stesso modo della maggior parte del disco, ovvero da un’idea embrionale
sviluppata pian piano in sala prove, con il testo che è stato ispirato direttamente dalla musica che
stavamo creando. Al solito quando il suono e la struttura del pezzo iniziano ad essere definiti, il
testo arriva abbastanza velocemente, e così è stata anche questa volta. Quello che usciva dalle
primissime sessioni era la sensazione di apertura, di grandi distanze, spazi siderali, una via
tracciata in modo chiaro per il testo fin dall’inizio.

Potete condividere alcuni dettagli sul processo di creazione del videoclip su pellicola super 8 per
“Senza Nome (Sole)”? Qual è stato il motivo dietro questa scelta artistica e come pensate abbia
arricchito l’esperienza visiva del brano?

Certamente, tutto è partito dalle poche e semplici note dell’arpeggio della strofa, una struttura che
può ricordare lo stile chitarristico minimale ma estremamente incisivo di Martin Gore, quando ha
iniziato ad imbracciare la chitarra nei dischi di fine anni 80 dei Depeche Mode. Da lì era inevitabile
pensare ai videoclip di quel periodo diretti da Anton Corbijn. La patina polverosa e sfuocata, tipica
della super 8, ci sembrava perfetta per proporre un’estetica di quel tipo, oltretutto perfettamente
in linea con il nostro sound.
È stata sicuramente una scelta rischiosa perché avevamo a disposizione pochi minuti di girato, non
potevamo permetterci “sprechi” di riprese, la tecnologia della super 8 è diventata “vintage” e
quindi i costi non sono così abbordabili per una produzione indipendente come la nostra.
È andata bene però perché siamo davvero molto soddisfatti del risultato.

Come descrivereste l’evoluzione del vostro suono da “Esplorazione” a “Senza Nome (Sole)” e come
si riflette questa evoluzione nel vostro prossimo album “LTG”?

Più che evoluzione, sono due paesaggi sì diversi, ma presi dallo stesso orizzonte.
In “Esplorazione” si possono distinguere chiaramente le due anime della band, quella “tempestosa”
fatta di riff granitici, distorsioni, e ritmiche martellanti, e quella “gentile” caratterizzata dai
riverberi e arpeggi morbidi ed eterei. Questi due mondi sonori si affacciano l’uno sull’altro e si
danno il cambio quasi a staffetta. In “Senza Nome (Sole)” le due anime invece sono molto più
mescolate fra di loro e vivono in equilibrio in tutto il brano, fino all’esplosione finale, che vira
decisamente verso la tempesta.

Qual è il messaggio principale che sperate gli ascoltatori trarranno da “Senza Nome (Sole)” e come
pensate che la vostra musica possa contribuire a stimolare la riflessione e l’apertura verso nuove
prospettive nella vita quotidiana?

Ovviamente speriamo in primis che il pezzo venga apprezzato e che sia un’evasione piacevole, visto
che il tema del viaggio, materiale e spirituale, è centrale nel nostro disco.
Il sole di cui parliamo non ha nome perché non è ancora stato trovato, ma la sua ricerca rende vivi,
è una grande fonte di energia a cui ognuno può attingere, cercando il proprio sole.

Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

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