Tra psichedelia, shoegaze e new wave, (h)eart(h) è un debutto che pulsa di visioni cosmiche e introspezione
Venerdì 6 giugno 2025 esce (h)eart(h), album d’esordio della band emiliana Pale Blue Dot. Anticipato nelle scorse settimane dal singolo For the Beauty of Miranda, viene pubblicato come autoproduzione in CD e digitale.
(h)eart(h) è un lavoro stratificato e visionario, che unisce atmosfere psichedeliche, suggestioni shoegaze, echi new wave e una profonda riflessione sull’appartenenza, il ricordo e la connessione con ciò che ci circonda. I sette brani si muovono in un territorio sonoro che abbraccia tanto il sogno quanto il dubbio, creando un’esperienza d’ascolto sospesa, densa, vibrante.
Il titolo – (h)eart(h) – racchiude tre parole chiave: heart – il cuore, luogo delle emozioni più intime; Earth – la Terra, il nostro pianeta fragile e condiviso; hearth – il focolare, simbolo di rifugio e calore. Un intreccio che rispecchia la doppia prospettiva dell’album: personale e cosmica, umana e universale. Il nome stesso della band, Pale Blue Dot, richiama questa visione, ispirata all’iconica fotografia della Terra scattata dalla Voyager 1 nel 1990 e all’omonima definizione dell’astronomo Carl Sagan.
La copertina del disco è una reinterpretazione grafica della radiazione cosmica di fondo: una mappa visiva dell’origine dell’universo che diventa anche un’eco sonora, accompagnando l’ascoltatore in un viaggio dentro e fuori di sé.
Interamente autoprodotto, l’album è stato realizzato con la collaborazione di Gianluca Lo Presti (Nevica) al LotoStudio di Ravenna, che ne ha curato registrazione, mix e master.
Consigliato agli amanti di Ride, The Church, Swervedriver, Cocteau Twins, Echo & the Bunnymen, Siouxsie and the Banshees e Wooden Shjips.