Le tradizioni, un valore aggiunto nella cultura tarantina natalizia

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Si avvicinano le festività natalizie e, con esse, una serie di eventi religiosi e laici che distinguono i popoli tra loro. Infatti, ogni città, ogni regione, ogni nazione e anche ogni continente hanno le proprie tradizioni,  e tutto ciò segna e ricorda che siamo “belli perché vari”.  

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Le differenze culturali, musicali, religiose, etniche, gastronomiche e tanto altro, fanno emergere l’identità di un popolo anche se in questa società tutto rema, invece, a favore di una dispersione e una recisione dei legami affettivi che ci uniscono e che danno un senso alla nostra vita rendendola un capolavoro. La valorizzazione del proprio patrimonio culturale nel rispetto delle tradizioni, permette ancora un riconoscimento reciproco, potenzia il senso di appartenenza a una comunità, migliora il senso di esistenza di un individuo, lascia una traccia delle proprie origini e non ci fa sentire degli apolidi.

Nella Città dei due mari le festività natalizie iniziano il giorno di Santa Cecilia (22 novembre) quando Taranto si risveglia, alle prime luci dell’alba, al suono soave delle pastorali che alcune bande locali eseguono per le vie della città. Nelle case le massaie si cimentano nella preparazione delle pettole, frittelle  semplicissime fatte con farina e lievito di birra e impastate con acqua. Le pettole saranno farcite con zucchero, miele o cotto di fichi e saranno offerte al nucleo familiare, che si è prematuramente destato, o ai vicini di casa. Dal 22 novembre si incomincia a preparare il presepe sia nelle case, sia nelle parrocchie della città. Ancora oggi ci sono molti tarantini che attendono i musicisti delle bande per ristorarli e riscaldarli con del caffè caldo e pettole ancora bollenti di frittura. 

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Santa Cecilia, annoverata come Patrona della musica e dei musicisti, non sapeva suonare affatto; invece, era una nobilissima vergine romana nata da una ricchissima famiglia. Fattasi segretamente cristiana donò il suo cuore al Cristo. Nonostante la sua volontà di dedicare la sua vita a Gesù, fu costretta a sposarsi con Valeriano ma, durante la festa del matrimonio mentre tutti gli invitati cantavano gli inni pagani, lei cantava un cantico di amore al suo vero sposo, Gesù Cristo. Quando rimase sola con Valeriano, gli confidò che era cristiana e che aveva consacrato a Gesù tutto il suo cuore e l’Angelo del Signore era sempre accanto a lei.

Valeriano rispose che le avrebbe creduto solo se avesse visto quell’Angelo. Ma Cecilia gli rispose che l’Angelo del Signore poteva vederlo solo chi era battezzato. Valeriano si battezzò. Ritornato dalla sua sposa, nella stanza vide un Angelo che teneva in mano due corone intrecciate di rose e di gigli e una di quelle corone era stata preparata per lui se fosse rimasto fedele a Gesù Cristo. Valeriano custodì intatta la purezza della sua sposa e fece battezzare anche suo fratello Tiburzio. In seguito alle continue persecuzioni romane, Valeriano e il fratello Tiburzio furono decapitati, mentre Cecilia fu condannata a morire asfissiata nella sua camera da bagno. I soldati che eseguirono l’ordine quando aprirono la camera da bagno, dopo un giorno e una notte, trovarono Cecilia sana e salva. Allora fu condannata alla decapitazione ma il littore, dopo averle inferto tre colpi, non riuscì a staccarle completamente la testa dal busto e, terrorizzato, si allontanò lasciando Cecilia in una pozza di sangue.

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 I fedeli accorsi raccolsero il sangue della Martire e soccorsero Cecilia che visse ancora per ulteriori tre giorni, pregando ed incoraggiando i fedeli ad essere forti nella fede. Papa Urbano accorse a supportarla e Cecilia gli donò la propria casa perché fosse trasformata in chiesa e poi, serenamente, spirò. Santa Cecilia è nota come la patrona della musica grazie a un brano della Passio nel quale, descrivendo il suo matrimonio, dice: “Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar “. Tradotto sarebbe: «Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa». 

Ecco come le tradizioni richiamano alla mente la storia e tutto un popolo si unisce nella notte per accogliere il Santo Natale con musica e cibo semplice ma che crea unità , calore umano  e condivisione  per festeggiare il Natale più lungo d’Italia.

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Angela Astone

Angela Astone

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