Gli effetti del digiuno finalizzato al dimagrimento

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La moda, ormai, detta i suoi canoni anche sulla nostra alimentazione. Tra le varie “mode” alimentari del momento esiste quella del “digiunare” per un periodo più o meno prolungato durante il quale si assume solo acqua. Questo metodo è pubblicizzato come una panacea per “dimagrire e disintossicarsi”. Ma, mettere sotto stress calorico il nostro organismo sicuramente non farà dimagrire e causerà una “allerta biochimica” immediata.

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Infatti, il digiuno chiama in causa gli ormoni “sentinella” preposti al ruolo di “pronto intervento” ossia: adrenalina, glucagone e cortisolo. Questi ormoni, in poche ore, recuperano il glucosio necessario agli organi dalle riserve di glicogeno. Finito il glicogeno, gli stessi ormoni cominciano a intaccare le proteine ( fonti glicogenetiche) per ricavarne azoto e altro glucosio. Questo meccanismo biochimico inizialmente abbassa i livelli glicemici del sangue ma, se protratto, può innescare una eccessiva produzione di adrenalina che metterebbe a repentaglio la salute del cuore e delle arterie, mentre, troppo cortisolo aggredirebbe ossa, muscoli, reni, fegato e cuore. 

Il seguito a quests tipo di stile alimentare, il rapido calo di peso ottenuto nelle 24-48 ore sarebbe dovuto solo alla perdita di acqua e glicogeno, ma non di grasso. Del resto, secondo il metodo del digiuno, il grasso viene intaccato in modo incompleto, a causa della mancanza di carboidrati, e ciò comporta la produzione e la messa in circolo di corpi chetonici in quantità più o meno elevate. Il nostro organismo non riesce a ossidare tutta questa mole di corpi chetonici e, gli stessi, si accumulano nel sangue generando una acidosi metabolica. I corpi chetonici, in seguito, riducono la scissione dei grassi e la produzione di ormoni tiroidei e rallentano il metabolismo basale ossia il metabolismo degli organi vitali.

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Indurre un individuo a digiunare per ridurre il suo peso risulta diseducativo, non gli insegna a mangiare correttamente, può indurlo a soffrire di disturbi depressivi e gli provoca un calo di peso dovuto alla perdita, principalmente, della massa magra e dell’acqua endogena e, in modo minore, alla perdita delle massa grassa. Inoltre, quando l’individuo tornerà a seguire un’alimentazione normale, potrebbe avere un aumento di peso pari e, talvolta, anche superiore al peso perso e con un aumento, soprattutto, della massa grassa che renderà più difficile il controllo del peso futuro. 

Sono numerosi i medici e i ricercatori che stanno approfondendo lo studio sul campo dell’importanza o no di approcciare il “digiuno” in ambito dietologico ma, attualmente, secondo le Linee Guida dettate dall’OMS la dieta mediterranea, tuttora, resta il metodo alimentare più adatto per la buona salute.

Saltare un pasto e affrontare molte ore di digiuno portano, inevitabilmente, a una ipoglicemia mentre è noto che c’è bisogno di mantenere costante il livello di glucosio nel sangue in seguito alle esigenze del tessuto nervoso che utilizza solo il glucosio per ricavarne energia; la mancanza di glucosio al cervello può provocare danni ai neuroni in tempi molto brevi. Inoltre, dopo un lungo periodo di digiuno si rischia di cadere nell’errore di mangiare troppo al pasto successivo e, a peggiorare la situazione, in questo caso ci sarebbe un aumento di insulina , un ormone che stimola la formazione di tessuto adiposo. Ecco perché mangiare poco è spesso è la soluzione ideale che mette d’accordo organi, metabolismo, ormoni e buona salute.

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Angela Astone

Angela Astone

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