Quella volta che Maradona recitò in Tifosi.

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A pochi giorni dalla morte del Pibe de Oro, continuano a uscire aneddoti sulla vita privata di Diego Armando Maradona. Uno di questi riguarda la sua partecipazione a “Tifosi”, cinepanettone targato FilmAuro del 1999.

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A raccontare l’episodio è il regista del film, Neri Parenti, nel suo libro “Due Palle… di Natale”, piccola autobiografia durante gli anni del cinepanettone e non solo, edita da Gremese e uscito da poco in tutte le librerie.

“Tifosi” era un film a episodi con un cast comico di tutto rispetto: Christian De Sica, Massimo Boldi, Diego Abatantuono, Enzo Iacchetti, Maurizio Mattioli e Nino D’Angelo; ma Aurelio De Laurentiis, diventato da poco presidente del Napoli, riteneva che il coinvolgimento di Maradona avrebbe dato un notevole impulso mediatico a tutto il film. Un enorme vantaggio che si sommava ad altrettanti rischi, visto che il Pibe de Oro, in Italia, stava già passando dei guai per questioni fiscali. 

La partecipazione di Maradona non era certa e De Laurentiis commissionò a Neri Parenti e al suo team di sceneggiatori (Fausto Brizzi, Marco Martani, Carlo ed Enrico Vanzina) di scrivere due versioni alternative dell’episodio: una in cui si prevedeva il Pibe de Oro in persona, l’altra in cui era impersonato da una controfigura e nel quale si sentiva solo la sua voce.

Il libro scritto da Neri Parenti

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Ma qual era l’episodio in questione? Naturalmente “Atalanta – Napoli”

Il ladruncolo napoletano Gennaro Scognamiglio, appena scarcerato, s’introduce in un ricco attico insieme all’amico Ferdinando al fine di saldare, con i proventi del furto che sta commettendo, un suo pesante debito che gli permetterà di salvare dalla strada sé stesso e la sua famiglia, composta da moglie e quattro figli, due maschi, Diego e Armando, e due femmine, Mara e Dona. Trovato un decoder satellitare in salotto, Gennaro e Ferdinando finiscono per seguire la partita del loro amato Napoli contro l’Atalanta. La voce si sparge in fretta, e, alla fine, per seguire la partita nel salotto dell’abitazione si riunisce quasi mezzo quartiere, tra cui due agenti di polizia, ignari del fatto di trovarsi lì dentro a seguito di un’effrazione. Alla fine della partita, Gennaro e Ferdinando si rimettono al lavoro e svuotano l’attico, salvo poi scoprire che esso appartiene proprio al loro idolo Diego Armando Maradona. Con una scusa, i due riescono a rimettere a posto tutti i beni sottratti al calciatore, il quale solo alla fine scoprirà le loro intenzioni iniziali. Maradona è colpito dalla loro ammirazione nei suoi confronti e si adopera per risolvere il problema economico di Gennaro, permettendo al suo usuraio, anch’egli tifoso del Napoli e ammiratore di Maradona, di fare autografi e foto con lui, e di rivenderseli. (fonte Wikipedia)

In attesa di notizie sull'”affaire Maradona”, le riprese del film erano già cominciate. Neri Parenti si recò a Milano, per girare l’episodio con protagonisti Massimo Boldi e Maurizio Mattioli, intitolato “Milan – Roma”, quasi un remake della storia presente nel film a episodi “Fratelli d’Italia” del 1989, diretto dallo stesso Parenti e scritto dai fratelli Vanzina. 

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Man mano che passavano i giorni il coinvolgimento di Maradona sembrava sempre più improbabile, e Neri Parenti, a Milano, pensava già ad un modo per mascherare l’assenza di Maradona all’interno del film. All’improvviso, però, una telefonata. Era De Laurentiis. Maradona aveva accettato di girare l’episodio!

Parenti lasciò d’un botto il set milanese e si precipitò nella notte a Roma. Maradona aveva posto condizioni ben precise: concedeva solo tre giorni di riprese, non voleva fare scene in cui giocava a pallone, le riprese che lo coinvolgevano dovevano avvenire solo a Roma e non voleva avere orari prestabiliti: doveva girare solo quando se la sentiva. 

Per questo motivo furono allestite due troupe: una in servizio dalle otto alle diciannove e l’altra dalle ventuno alle sei del mattino, per essere pronti a girare in qualsiasi momento. Neri Parenti alloggiò h24 in una stanza dell’attico in cui si svolgevano le riprese. Maradona arrivava a qualsiasi orario e in qualunque momento se ne andava senza dare alcuna spiegazione, per poi tornare in qualunque momento e scusarsi con la troupe. Era un grande professionista, gentile e rispettoso, e tutti gli volevano bene.

L’ultimo ricordo legato a Maradona che Neri Parenti racconta nel suo libro è legato alla realizzazione del teaser del film. Come ci spiega lo stesso regista, un teaser consiste in una o più scene nuove, interpretate dagli attori del film, che ne annunciano lo spirito senza mostrare nulla della pellicola.

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Parenti ricorda di come, durante la realizzazione del teaser di “Tifosi”, che consisteva in una partita di calcio tra i protagonisti del film, tutti i ragazzi della troupe sognavano di fare un passaggio a pallone con Maradona. Durante le riprese, accadde un caso rarissimo: Maradona perse casualmente il pallone, che finì fuori campo, dove si trovava la troupe. Nessuno osava toccare la palla (tassativo ordine del regista) ma quando el Pibe de Oro urlò: «Pasame la pelota!» nessuno osò trattenere i ragazzi della troupe, ansiosi di voler raccontare di aver palleggiato con Maradona.

El Pibe de Oro, nella sua generosità, regalò a Parenti una maglia numero 10, col suo autografo. Un cimelio che il regista toscano conserva gelosamente, e che ha condiviso con i social il giorno della scomparsa di Maradona. 

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Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

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