Rispettiamo la natura!

Condividi

A metà aprile di quest’anno, in un grande vaso con della terra posto sul mio balcone, ho cominciato a notare dei rametti, lunghi e sottili e posti a mo’ di nido. Lì per lì non ci ho fatto caso, ma un paio di giorni dopo, deposti su quel nido sono spuntate due uova, piccole piccole e bianche.

Solo uova. Nessun altro essere vivente nei paraggi. Il tempo non era stato dei migliori, ma almeno non pioveva, per quanto i due ovetti fossero riparati dalle intemperie. Mi sono seduta sulla poltrona a guardarli e a riflettere. Due nuove vite stavano per arrivare. Ma di che animale fossero l’ho scoperto al mattino dopo quando ho visto una colomba accovacciata su di loro. Diciamo che i colombi non sono proprio tra i miei animali preferiti. Ma il fatto che due ovetti fossero capitati sul balcone della mia casa, in prossimità della Pasqua che stava per arrivare, mi ha fatto pensare ad un segno del destino o al pensiero di uno dei miei cari che non c’è più e che aveva tra le sue passioni proprio l’allevamento di colombi. A volte il cuore conduce la mente dove lui vuole! Con quell’inaspettato ospite, andavo sul balcone meno volte che potevo, perché ogni volta disturbavo e la mamma volava via spaventata. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, al freddo, al vento, al sole, lei era lì a proteggere i suoi ovetti. Ho pensato “Ecco cos’è una madre!”. Mi ero guadagnata la sua fiducia e quando uscivo, piano piano e lenta lenta, non scappava più. Anzi mi sedevo qualche minuto ad osservarla. Io guardavo lei e lei guardava me, in una sorta di complicità materna. Chiunque altro uscisse sul balcone la faceva volare via, ma io no. Non più. Giorno dopo giorno siamo arrivati al grande evento. I piccoli sono nati ed erano meravigliosi. Due piccoli piccioncini. La mamma andava via e ritornava, ormai quella era la loro casa. Ad una velocità che non sapevo i due piccolini sono diventati presto più grandicelli. Non più tanto belli devo dire. Una notte è arrivata la tempesta. Il vento soffiava forte. Il freddo era tanto. La pioggia batteva come un martello sulla povera mamma che proteggeva i suoi piccoli accovacciata su di loro. E ad ogni goccia i suoi occhietti si chiudevano. Chiunque avrebbe sciolto il suo cuore guardandola. Io, conoscendo i sacrifici che una mamma è disposta a fare per proteggere i suoi piccoli, non ho resistito. Tra la pioggia, il fischio del vento e il fruscio delle foglie degli alberi, ho spostato il vaso per tenerlo se non altro riparato dalla pioggia. Non l’avessi mai fatto! La mamma è volata via e non l’ho più rivista. I giorni passavano e lei non tornava. Uno scrupolo di coscienza mi ha tenuto compagnia. I piccolini sembrava mi riconoscessero. Quando uscivo per far loro due “coccole” tentavano di alzarsi sulle zampette, e uno di loro, certamente dell’uovo deposto per primo, sembrava più cresciuto dell’altro e faceva ciondolare la testolina quasi a dire “vedi come sono bravo?”. Ho portato una ciotolina con dell’acqua e qualche briciolina di pane. Ma i piccoli non mangiavano. Tutta colpa mia, pensavo. Moriranno! Finché, ignorando le più elementari norme della conservazione della specie, ritenendomi responsabile di due vite innocenti, mi sono rivolta ad un esperto che, con calma e sicurezza mi ha tranquillizzata sul fatto che, se la mamma non fosse stata vicino ai piccoli per tanti giorni, i piccioncini non sarebbero sopravvissuti. Invece erano grandi e con un’apertura alare che poteva far invidia ad un pavone (si fa per dire)! Non abbiamo più aperto quella finestra e, meraviglia delle meraviglie, la mamma tornava e portava loro del cibo. E al loro “pio pio” capivamo che lei c’era. In natura non ci sono tante chiacchiere, come quelle che noi facciamo con i nostri figli. In natura la mamma ha portato i piccolini, anche con un po’ di gioco di forza, a imparare a volare per necessità! Ferma davanti a loro li guardava come a dire “ci sono ma voi dovete andare da soli”. I piccoli colombi sono cresciuti e hanno spiccato il volo. E’ stato un momento commovente. Certamente, da oggi in poi, quando ne incontrerò qualcuno lascerò la strada, potrebbe essere una Mamma!

Patrizia Giannotte

Patrizia Giannotte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *