Intervista al Tenente Colonnello Gianfranco Paglia Medaglia d’Oro al Valor Militare

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In occasione dell’evento commemorativo del 2 luglio 2022 tenutosi a Minervino di Lecce in memoria del concittadino ed eroe Pasquale Baccaro M.O.V.M Caporale dell’Esercito Italiano, ha portato la sua testimonianza il Tenente Colonnello Gianfranco Pasta assegnato al 186º Reggimento paracadutisti “Folgore”. Nel 1993 ha partecipato alla stessa missione IBIS in Somalia  proprio come Pasquale Baccaro . Nella battaglia di Checkpoint Pasta (Mogadiscio, 2 luglio 1993) è stato gravemente ferito alla colonna vertebrale, e ha perso l’uso delle gambe. Per la sua azione in combattimento ha ricevuto la medaglia d’oro al valor militare. Nonostante l’invalidità nel 1997 è tornato a prestare servizio nell’Esercito. Ha partecipato a una intervista fatta in pubblico dal nostro direttore Giuseppe Gallo.

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Cosa hai provato in quei momenti e cosa ricordi della Battaglia di Checkpoint Pasta? 

I ricordi sono sempre vivi, però in tutti questi anni non sono mai sceso nel particolare per una questione di rispetto nei confronti di tutti coloro che erano presenti quel giorno. Posso semplicemente dire che stavamo finendo un’operazione di rastrellamento e, rientrando da Balad a 30 km da Mogadiscio, ci dissero che c’erano dei problemi al famoso Checkpoint Pasta. Rimodulammo il dispositivo e arrivammo a Pasta dove trovammo le prime barricate, poi c’erano donne e bambini e in mezzo a loro i miliziani somali incominciarono a sparare. Quindi, quello che ci tengo ad evidenziare e che dico da anni è che noi avremmo potuto tranquillamente rispondere al fuoco, avremmo fatto una strage e saremmo tornata casa vivi però questo non è il soldato italiano … Altrimenti avremmo avuto problemi a guardarci allo specchio il giorno dopo. Quindi noi abbiamo atteso che donne e bambini scappassero per poi rispondere al fuoco.

Chi indossa un’uniforme o chi “gioca alla playstation” sa benissimo che in guerra se ti fermi sei fregato.  I ragazzi di leva di 29 anni fa sono stati grandiosi, sono stati dei professionisti. Pasquale poteva tranquillamente mettere giù la testa, nessuno gli avrebbe detto nulla; era sul mezzo, è rimasto in puntamento, ha aperto il fuoco e quindi … Onore a loro perché, nonostante fossero di leva, hanno giurato e hanno mantenuto, rispettato, sostenuto  un ideale. Ringrazio il Sindaco perché Minervino di Lecce non ha mai dimenticato Pasquale. Io ero a Minervino di Lecce quando hanno fatto l’inaugurazione del monumento.

L’unica cosa che posso chiedervi e di raccontare questa serata … L’Italia è un Paese strano, qui tra di voi c’è una persona che ho sempre stimato prima di conoscerlo e dopo, è Salvatore Girone con la moglie. Tutti noi ricordiamo la storia dei Marò e finché i media ne hanno parlato tutti noi eravamo in grado di riconoscerlo per strada, dopo è calato il silenzio nonostante loro abbiano onorato l’Italia fino alla fine. Incontrare persone come lui ti gratifica, basta parlarci e ascoltare le loro giornate, cosa li ha spinti a fare il loro dovere fino in fondo. Lui, come me, è più fortunato di Pasquale perché siamo tornati a casa. Non fa differenza se torni a casa con le tue gambe o in carrozzina, ciò che conta è poter continuare a vivere. 

Io non posso che essere fiero perché la mia vita è andata avanti ugualmente … importante è non dimenticare chi non c’è più. L’Amministrazione di questo paese in quasi trent’anni non ha dimenticato. E quindi onore a lui.

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Le vicende di Mogadiscio hanno anche ispirato il film TV “Le Ali” di Andrea Porporati che vede l’attore Ciro Esposito interpretarti in televisione. Tra l’altro il film ha visto, tra i luoghi dei set, il Salento. In che modo hai contribuito nella ricostruzione della storia e cosa hai trasmesso a Ciro Esposito per interpretarti?

Come si vive in carrozzina! Sicuramente quello è stata la prima cosa, infatti, appena gli dissi di mettersi sopra la carrozzina, gli dissi di impennare e poi non gli spiegai più niente … Lui cadde indietro e quello fu il primo incontro con Ciro Esposito. 

Parlai poco dell’evento, di questo sono molto riservato. Essendo una fiction mi fu detto che in Italia è preferibile non parlare di guerra e così nella fiction si vede poco del 2 luglio 1993. Devo ammettere che è stato simpatico, mi sono rivisto in quella storia romanzata ma chi l’ha visto ha detto che ha lasciato qualcosa di buono. Io la fiction l’ho vista solo una volta, quando è stata presentata, e mi è sembrato molto strano rivedere la mia storia, anche se romanzata, in TV. E’ stato bello veder girare il film nel nostro territorio , al poligono, a Lecce … conoscendo il legame con Minervino è sembrato tutto molto strano ma anche molto bello.

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Non solo questa piccola parentesi televisiva ma soprattutto una parentesi sportiva infatti sei il capitani della squadra paralimpica della Difesa. Com’è nata questa tua nuova vita sportiva e com’è questa esperienza?

Nasce da un protocollo d’intesa fatto nel 2014 con il Comitato Italiano Paralimpico, eravamo in 13, raccogliamo tutti coloro che sono rimasti feriti in servizio in Italia e all’estero e che abbiano voglia, attraverso lo sport, di abbattere ogni tipo di barriera. Oggi siamo 71 e vi posso garantire che attraverso lo sport siamo riusciti a fare tanto. Perché l’handicap fisico si vede ma quello che ti distrugge è l’handicap mentale. Noi abbiamo diversi ragazzi che soffrono di questo stress post traumatico. Purtroppo in Italia c’è tanta omertà per poterlo dire a voce alta, invece attraverso lo sport abbiamo tirato fuori il meglio da ognuno di loro, C’era chi non aveva minimamente la forza di parlare, passava le ore dinanzi a un monitor a vedere la propria squadra che era saltata in aria in un attentato dove lui era rimasto l’unico superstite. C’era chi aveva perso il proprio amico durante un’uscita e questo pensiero lo ha distrutto talmente tanto da dover lasciare l’arma. Oggi uno di loro è quello che, due settimane fa, ha fatto la traversata dello stretto di Messina. Questo fa o sport su un ragazzo che non riusciva a parlare, tremava, non stava bene e, invece, attraverso il nuoto si è riconciliato con la vita e ha ritrovato il sorriso … non si fa differenza su come abbiamo perso l’efficienza fisica, non si fa differenza se siamo decorati oppure no, non si fa differenza se si fa a livello nazionale o amatoriale. Ciò che conta è esserci e loro ci sono.

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E l’esperienza politica?

Non la rinnego, non ho rimpianti, è stata una bella esperienza …anche perché lì continuavo ad essere sempre un soldato indipendentemente da quello che diceva il partito. Io votavo per ciò che ritenevo giusto e questo è stato molto apprezzato. Nel 2013 sono stato consigliere dei vari Ministri … E’ stato bello è un mondo un pò distante dalla realtà, mi duole dirlo, però nello stesso tempo sono cresciuto, ho imparato tante cose, c osa significa amministrare e le difficoltà che si possono avere in un piccolo comune o in una grande città. Questi i cittadini , ogni tanto, lo dovrebbero ricordare , mentre i nostri amministratori si dovrebbero ricordare che ciò che si fa  lo si fa per gli altri e non per se  stessi.

Dopo tutte queste esperienze se volessi fare un resoconto della tua vita cosa diresti?

Che sono fortunato perché sono vivo, perché sono tornato in servizio come dicevo io, sono andato all’estero più volte (Bosnia, Iraq, Libano, Kosovo) perché per me sarebbe stata dura restare dietro una scrivania. Sono fortunato perché sono sposato, ho due figli. Non ho grossi ripensamenti se non quello che affligge ogni comandante: “Quel 2 luglio è stato fatto tutto o no?”. Perché quando perdi qualcuno te lo porti dietro! Col senno di poi è tutto più semplice,  bisogna partire dal presupposto che eravamo giovani anche noi, non avevamo tantissima esperienza come oggi e quindi si è cercato di dare il massimo. sicuramente  non ci siamo riusciti perché 3 morti sono tanti , è il prezzo che si paga per coloro che comandano. Se pensiamo alle Forze dell’Ordine che fanno questo tutti i giorni, che difendono ognuno di noi anche se non ci conoscono, molto spesso non vengono nemmeno apprezzati per quello che fanno e vengono troppo spesso giudicati. Dobbiamo imparare ad avere maggiore rispetti per il prossimo, riuscire ad essere sempre disponibili ad aiutare il prossimo anche quando non  ti viene chiesto. E’ quello che cerco di dire quando vado nelle scuole! Un compagno va aiutato sempre perché è fondamentale. Io ho sempre visto la vita come un bicchiere mezzo pieno,  quando mi giro indietro vedo che c’è gente che sta peggio di me  …

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Angela Astone

Angela Astone

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