Il Soroptimist International Club di Grottaglie e le “Donne in divisa: storie, parità e aspettative”

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L’emancipazione femminile nel mondo del lavoro è un percorso complesso e in continua evoluzione, che ha visto le donne conquistare spazi e diritti un tempo impensabili. Parallelamente, l’ingresso delle donne in settori tradizionalmente maschili, come le forze armate e di polizia (le “donne in divisa”), ha portato alla luce nuove sfide e opportunità psicologiche. La presenza delle donne nelle professioni in divisa, in Italia, è un fenomeno relativamente recente ma in costante crescita, che ha contribuito significativamente alla discussione sulla parità di genere nel mondo del lavoro. Per questo motivo venerdì 20 giugno alle ore 17 nella sala “Ammiraglio Sciubba” del Maristaer di Grottaglie si è tenuto l’evento “Donne in divisa: storie, parità e aspettative”, promosso dal Soroptimist Club di Grottaglie. Il Soroptimist Club di Grottaglie si impegna attivamente per la promozione dei diritti umani e dello status delle donne, sostenendo progetti che migliorano la vita di donne e ragazze in tutto il territorio.

Per l’evento “Donne in divisa: storie, parità e aspettative” il Club Soroptimist di Grottaglie ha voluto raccontare ai giovani del I.I.S.S. Don Milani-Pertini di Grottaglie le storie di donne in divisa tra coraggio e sfide. Dopo il consueto cerimoniale, la presidente del Soroptimist Club di Grottaglie, avvocata Nicoletta Erroi, ha aperto l’incontro. A seguire ci sono stati i saluti istituzionali del sindaco di Grottaglie, avvocato Ciro D’Alò e del comandante del Maristaer di Grottaglie, capitano di vascello Ivan Pagliara. Ma al centro dell’attenzione del pubblico presente ci sono state le esperienze delle donne della Marina Militare, dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. Ognuna di loro ha raccontato del suo percorso professionale, degli ostacoli che hanno dovuto superare e delle soddisfazioni provate per gli obiettivi raggiunti. Storie che hanno appassionato i giovani intervenuti all’evento. La psicologa Novella De Angelis, infine, ha fatto un’analisi delle dinamiche psicologiche legate ad un lavoro che fino a pochi anni fa era una prerogativa maschile.

Le donne in divisa si trovano ad operare in contesti caratterizzati da una cultura e una struttura fortemente maschili. Questo può comportare la necessità di adattarsi a stili comunicativi, gerarchie e aspettative che potrebbero non essere sempre allineate con le loro esperienze o attitudini.

Nonostante i progressi, le donne in divisa possono ancora affrontare stereotipi e pregiudizi legati alla loro femminilità in un ruolo percepito come “maschile”. Questo può manifestarsi in un minor riconoscimento delle loro capacità, dubbi sulla loro forza fisica o emotiva, o persino fenomeni di mobbing o discriminazione.

Infatti, come hanno sottolineato le donne “in divisa” intervenute, per lungo tempo, le carriere militari e nelle forze dell’ordine sono state considerate prettamente maschili. In Italia, l’apertura all’arruolamento femminile nelle Forze Armate è avvenuta solo nel 2000, con la legge n. 380 del 1999. Da quel momento, l’ingresso delle donne è stato progressivo e i primi bandi di concorso per le Accademie Militari di Esercito, Marina e Aeronautica sono stati pubblicati nel gennaio 2000. Da quella data c’è stata una corposa crescita numerica. Oggi, la loro presenza è rilevante anche in missioni internazionali di peacekeeping e peacebuilding, dove la componente femminile si rivela fondamentale per l’interazione con le popolazioni locali.

Le storie delle donne in divisa sono spesso racconti di tenacia, passione e superamento di stereotipi. Molte di loro testimoniano come la loro scelta sia stata dettata da una forte vocazione e dalla volontà di servire il Paese.

Una delle sfide maggiori per le donne in divisa è spesso la conciliazione tra la carriera impegnativa e la vita familiare. La conciliazione tra le esigenze della carriera e quelle della vita privata e familiare può essere particolarmente ardua, data la natura spesso imprevedibile e impegnativa di queste professioni. Tuttavia, molte riescono a gestire entrambi gli aspetti con successo, diventando un esempio di “straordinaria normalità”.

Le donne in divisa dimostrano ogni giorno che le capacità e la determinazione non hanno genere, superando scetticismo iniziale e dimostrando il loro valore in ogni ruolo, anche in quelli tradizionalmente maschili.

Nonostante i progressi, la strada verso una piena parità di genere nelle professioni in divisa è ancora in corso. Sebbene la presenza femminile sia aumentata, la proporzione di uomini e donne nel settore militare e delle forze dell’ordine non riflette ancora la composizione di genere della società, indicando che c’è ancora lavoro da fare per un’equa rappresentanza. In passato si è discusso di “doppi standard” di valutazione o criteri di reclutamento, anche se l’obiettivo attuale è quello di garantire l’assenza di limitazioni di reclutamento, impiego o carriera basate sul genere. L’integrazione delle donne ha portato a cambiamenti nelle regole di convivenza all’interno delle caserme, mentre aspetti come la disciplina, le uniformi e l’addestramento rimangono stabili. Si pone sempre maggiore attenzione al benessere psicologico e alla salute mentale del personale femminile.

La normativa italiana promuove le pari opportunità nel pubblico impiego, con l’obiettivo di eliminare qualsiasi discriminazione. Il Ministero della Difesa, ad esempio, si impegna nello sviluppo delle pari opportunità nel ciclo di gestione della performance e nell’attuazione di direttive europee e nazionali. Le donne in divisa in Italia sono protagoniste di un cambiamento culturale e professionale. Le loro storie non sono solo testimonianze individuali di coraggio e successo, ma anche un indicatore dei progressi compiuti verso una maggiore parità di genere in settori tradizionalmente maschili, pur con la consapevolezza che il percorso verso una completa equità è ancora in evoluzione. Tuttavia, per garantire il benessere psicologico e la piena realizzazione delle donne in ogni ambito lavorativo, è essenziale continuare a combattere gli stereotipi di genere, offrire supporto psicologico mirato e creare ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi delle differenze individuali.

Angela Astone

Angela Astone

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