Pandemia in Puglia! Focolaio di Lupi Mannari!

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Licantropia: particolare morbo che trasforma gli uomini in lupi, in coincidenza con le fasi della luna piena. Come il Covid, la peste, l’influenza o il più classico raffreddore, anche la Licantropia è stata classificata come malattia. Una malattia dalle origini antichissime che vede la Puglia come una dei suoi primi focolai. Perché? Scopritelo in questo articolo!

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Le storie sui lupi mannari, o licantropi, fanno parte della cultura pugliese da tantissimi secoli. Anzi, il termine stesso di “lupo mannaro” sembrerebbe derivare da un’antica parola del dialetto molfettese: “lëpòmënë”. 

Ma il termine “Licantropo”, dal greco “lýkos”, “lupo” e ànthropos, “uomo”, trova le sue radici proprio nella culla della civiltà occidentale, in quella penisola del Peloponneso dove viveva Licaone, re dell’Arcadia. Si narra che Zeus, mentre visitava la regione travestito da mendicante, s’intrufolò ad un banchetto allestito dal sovrano. Proprio quel giorno, Licaone aveva deciso di sacrificare suo figlio in onore del re degli Dei, servendone le carni al prestigioso banchetto. Ma Zeus, anziché apprezzare il pur criticabile dono, condannò il sovrano a trasformarsi in lupo durante le notti di plenilunio. Sembra che la prima trasformazione di Licaone sia avvenuta proprio in Puglia, mentre era in visita presso il palazzo di suo figlio Peucezio, sovrano di quella zona di Puglia (Peucezia) della quale fa parte anche Bari. Anche Peucezio e i suoi fratelli (cinquanta!) furono contagiati da questa infezione (la cosiddetta “Licantropia”), che diffusero in tutto il mondo a partire proprio dal “tacco dello stivale”.

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Quella della licantropia è una pandemia silenziosa che perseguita il nostro mondo da diversi secoli e in Puglia, focolaio originario di lupi mannari, le storie che girano su questi mostri vanno dal Gargano al Salento.

Quella più famosa è la leggenda della Torre del “Lupomino” a Bitonto, una costruzione abbandonata del XVII secolo dove sembra vivesse un discendente di Peucezio e Licaone. L’edificio dalla forma quadrangolare presenta pareti spoglie e colme di nicchie, con piccole feritoie dalle quali passa pochissima luce. Come mai? Forse per impedire quanto più possibile questa terribile trasformazione? Comunque pare che l’uomo, nelle notti di luna piena, si trasformasse in un licantropo mostruoso e pericolosissimo, che ululava dalla cima della torre, facendo spaventare i contadini che passavano per quelle zone.

bitonto - torre del lupomino

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Nel foggiano, poi, si narra la triste vicenda di una coppia di giovani sposi. Il marito, però, una volta al mese, usciva di casa a notte fonda, facendo ritorno solo il mattino seguente. L’uomo, senza dare troppe spiegazioni, aveva ordinato alla moglie di non aprirgli la porta prima di aver bussato tre volte. La donna obbedì ma, spinta dalla curiosità e dalle malelingue che correvano in paese, una notte infranse la promessa e, aperta la porta, fu azzannata alla gola e poi sbranata da un grosso lupo nero. Al mattino la bestia si trasformò… nel marito, che vedendo i terrificanti resti della moglie, colpito dal rimorso, decise di togliersi la vita.

In territorio salentino, invece, sembra che siano stati trovati diversi metodi per sconfiggere un lupo mannaro. Secondo la tradizione, infatti, chi nasce nella notte di Natale, nasce licantropo. Solo Gesù Cristo è abilitato a nascere in questa magica notte e, chi osa trasgredire, è destinato a vivere questa doppia e terrificante vita umano-animalesca. I familiari, quindi, per evitare che i loro pargoli potessero sbranarli nel sonno o che andassero a caccia di ragazze col mestruo (altra antica credenza popolare), mettevano a punto vari stratagemmi:

  • Esorcismo in campagna tra due alberi di carrubo (albero benedetto da S. Vito)
  • Far mordere al lupo mannaro un altro uomo, così da passargli la maledizione e liberarsi dalla propria
  • Sparare il lupo con una pallottola d’argento (magari mentre acquieta la sua sete a un abbeveratoio pubblico) 
  • Rituali magico-religiosi eseguiti dal padre del Licantropo sopra il tetto del proprio terrazzo
  • Ripetere ad alta voce la seguente litania: “E’ nato uno stregone in casa mia”, così da curare il nascituro ed evitare future trasformazioni 

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Il colore del pelo influisce sul comportamento del Licantropo.

  • Se vi imbattete in un lupo dal pelo rossiccio, probabilmente la sua versione umana è stata vittima di una fattura dovuta a torti o inganni da lui commessi. Esso si limiterà ad ululare dietro le porte delle case nelle quali vivono ragazze a primo mestruo.
  • Se il Licantropo è nero, invece, capirete che esso non è altro che il frutto di una maledizione paterna, causata da un’azione disonorevole o da una grave offesa nei confronti del genitore. Esso, solitamente, va nei cimiteri ad infierire sul cadavere dell’ultimo maschio sepolto.
  • Se il lupo è grigio allora bisogna avere paura! … Il suo anatema è il latte materno con cui la genitrice lo ha maledetto allattandolo. Esso, spesso, lo si ritrova nelle campagne a sbranare le pecore incinte all’interno delle masserie.

La probabile presenza di un lupo mannaro faceva tremare le pareti delle piccole abitazioni paesane, eccezionalmente sbarrate nelle silenziose ed inquietanti notti pugliesi. I rischi maggiori li correvano contadini, pastori e… fornai. Questi ultimi costretti a lavorare durante le ore notturne, armati di coraggio e fede religiosa contro le spaventose fauci del licantropo. 

Quella dei lupi mannari rimane una vera e propria malattia che, grazie al cielo, non ha avuto mai una grande diffusione. Ma ciò non ci deve tranquillizzare. L’allerta dev’essere massima, perché dopo la pandemia da Covid non dobbiamo rischiare una PANDEMIA LICANTROPA!

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Giuseppe Gallo

Giuseppe Gallo

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