Una notte di Capodanno si trasforma in un incubo per un gruppo di amici. Antiche leggende, un campanile sinistro e presenze inquietanti si fondono in un racconto horror che terrà i lettori con il fiato sospeso.
L’aria frizzante pungeva le guance mentre il gruppo di amici si addentrava nel piccolo borgo di Calcata, un gioiello medievale arroccato su una rupe. Era la notte di San Silvestro e avevano deciso di trascorrere l’ultimo dell’anno in un luogo fuori dal comune, lontano dal caos delle città. Calcata, con le sue stradine strette e le case in pietra, sembrava avvolta in un’aura di mistero, perfetta per una notte all’insegna dell’avventura.
La leggenda locale narrava di un antico campanile, situato nel punto più alto del paese, teatro di eventi macabri secoli prima. Si diceva che durante una notte di Capodanno, un fulmine avesse colpito la torre, uccidendo il campanaro e scatenando una maledizione. Da allora, ad ogni rintocco della mezzanotte, si udivano lamenti spettrali e si percepiva una presenza sinistra nei dintorni.
I ragazzi, attratti dal macabro racconto, decisero di avvicinarsi al campanile poco prima della mezzanotte. L’atmosfera era surreale: la luna piena illuminava la torre imponente, stagliata contro il cielo nero, mentre un vento gelido soffiava tra le fessure delle mura.
Quando l’orologio iniziò a scandire gli ultimi secondi dell’anno, un silenzio tombale avvolse il borgo. Poi, il primo rintocco. Un suono profondo echeggiò nell’aria, seguito da un gemito straziante che proveniva dall’interno del campanile. I ragazzi si guardarono con occhi sgranati, il cuore che batteva all’impazzata.
Ad ogni rintocco, il gemito si faceva più intenso, quasi come se un’anima tormentata cercasse di liberarsi. Una nebbia fitta iniziò a diffondersi intorno al campanile, avvolgendo i ragazzi in un abbraccio gelido. Improvvisamente, una figura indistinta apparve sulla sommità della torre. Era una sagoma scura, immobile, che sembrava osservarli con occhi vuoti.
Il terrore si impadronì del gruppo. Cercarono di fuggire, ma le loro gambe sembravano inchiodate al suolo. Il vento ululava, trasportando sussurri incomprensibili che sembravano provenire da un altro mondo.
L’ultimo rintocco risuonò nell’aria, seguito da un urlo agghiacciante che fece tremare le pietre del borgo. La figura sul campanile scomparve nella nebbia, lasciando dietro di sé un silenzio assordante.
I ragazzi, sconvolti dall’esperienza, fuggirono da Calcata senza voltarsi indietro. Da quella notte, nessuno di loro ha più osato avvicinarsi al campanile durante la notte di Capodanno. La leggenda continua a vivere, alimentata dal ricordo di quella notte di terrore e dal rintocco maledetto che ancora oggi, si dice, risuoni tra le mura del borgo.